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Lalicata

 

Lalicata
Pagina pubblicata il 7 gennaio 2009.

Testimonianza del sig. Giovanni Lalicata, nato a Mineo (CT) l’8 giugno 1939, residente a Ginevra.


All'età di tre anni, nel 1942, restai privo delle carezze di mia madre, che Dio volle con sé. Mio padre restando solo e non avendo nessuno a cui affidarmi è stato costretto a portarmi in un istituto chiamato "Protettorato S. Giuseppe" a Caltagirone, in via Principessa Maria 89, provincia di Catania.

A quel tempi l'Italia era in guerra, tempi tristi; non riesco a descrivere la miseria che regnava.

La cosa importante che voglio raccontare è questa.

Un giorno, il 10 luglio 1943, mentre noi bambini giocavamo sulla terrazza dell'istituto, al suonare delle sirene che annunciavano un bombardamento, le suore ci hanno fatto scendere di corsa per le scale per andare in un rifugio, dove c'era una grotta e nel mezzo un presepio con il bambino Gesù. Ad un tratto si sentirono il rombo assordante degli aerei e il fischio delle undici bombe che esplosero nell'istituto, portando distruzione e terrore, la dodicesima bomba è caduta proprio in mezzo a noi.

Nel vivere, però, quella scena terrificante assistiamo a un evento straordinario: una forte luce prima e poi il bambino Gesù della grotta che sbalza dal suo posto e va a finire per terra, proprio sulla bomba che, miracolosamente, non esplode. Il piccolo bambino della grotta rimane quasi illeso, si rompono solo due dita. Era la dodicesima bomba lanciata da quegli aerei e per grazia di Dio non esplose e fummo tutti salvi, i ragazzi e le suore.
Dopo alcuni mesi mio padre si è risposato regalandomi la gioia di una seconda madre, e così all'età di cinque anni sono ritornato a casa a Mineo, provincia di Catania, il mio paese natale.

LalicataDopo alcuni anni la mia vita era cambiata in meglio per fortuna, lavoravo nella fattoria. Un giorno pulendo la stalla vidi per terra un'immagine della Madonna della Libera, la portai nella mia camera sul capezzale e ogni sera mi rivolgevo a lei nella mia preghiera chiedendoLe di intercedere per me affinché potessi avere una mia famiglia.

All'età di ventuno anni emigrai in Svizzera, a Ginevra, è stato molto duro ricominciare in un paese nuovo, dormivo i primi tempi nelle baracche e nel letto accanto a me c'era Zaccaro Pellegrino di Pietrelcina, sono diventato subito amico con Pellegrino affrontando insieme quelle che erano le difficoltà di un paese straniero.

Nel Natale del 1962 ho avuto il piacere di condividere con Pellegrino le festività di Natale. Mi invitò, infatti, a Pietrelcina. Una volta a Pietrelcina, Pellegrino mi portò a casa di zio Vittorio Cardone che diventerà di lì a poco mio suocero, deceduto nel 1998, che viveva in Via Caracciolo.

Entrando in quella casa notai subito il quadro della Madonna della Libera, la stessa immagine che io avevo trovato molto tempo prima e che serbavo sempre nel mio cuore. Provai una grossa emozione e una gioia indescrivibili; ripensando alle mie suppliche di un tempo dissi tra me: Madonna mia aiutami tu". Nel frattempo il padrone di casa mi venne incontro e mi abbracciò accogliendomi con grande affetto e, quando mi disse: ''come stai Gianni!", da quel momento mi feci coraggio e mi sentii subito tranquillo come a casa mia.
Frequentando quella casa mi sono innamorato di Adriana figlia di zio Vittorio, attualmente mia moglie, e dopo un po' di giorni chiesi al signor Vittorio la mano di Adriana, lui accettò e dopo alcuni anni mi sposai con Adriana Cardone, convolando a dolci nozze. Fu allora che mi ricordai delle mie preghiere alla Madonna della Libera che aveva ascoltato le mie richieste e mi aveva fatto dono di una famiglia.

Alcuni anni fa, visitando la Chiesa di S. Anna in Pietrelcina, vidi un'immagine di Padre Pio con il Bambino Gesù in braccia, ho avuto la stessa emozione forte di quando incontrai l'immagine tanto sognata della Madonna della Libera. Ricordo che sono rimasto alcuni istanti immobile dinanzi a questa figura, quei bambino era lo stesso che stava tanti anni fa in quella grotta benedetta, era lo stesso che ci aveva salvato da quella bomba.

In quel momento ho sentito forte l'invito del Padre a rivisitare quel luogo e rivedere il bambino della mia fanciullezza, il mio angelo segreto il mio amico nascosto era proprio lui Padre Pio. Fu allora che promisi al Padre e a me stesso di ritornare su quei luoghi che mi videro protagonista di un miracolo e che sarei andato a Caltagirone a trovare la grotta del Bambino Gesù. Quest’anno dopo cinquantotto anni dall'accaduto mi sono recato in Sicilia, volevo a tutti i costi visitare l'istituto, ma c'era un problema non ricordavo né il nome né il luogo della grotta, allora ho cercato di raccogliere notizie raccontando a degli abitanti del luogo la mia storia.

La fortuna ha voluto che un signore si ricordava dell'istituto e mi ha accompagnato. Così dopo tanto tempo ho avuto il piacere di visitare quel luogo dove oggi ci sono le suore di Gesù Redentore che mi hanno accolto con amore e hanno fatto visitare la grotta dove il Bambino Gesù era lì come me l'immaginavo. A vederlo ho avuto una gran gioia, mi sono inginocchiato e ho pregato per la pace nel mondo, alla fine ho scattato delle foto per incorniciare quei bei ricordi. Le suore mi hanno regalato una rivista periodica di collegamento con le suore di Gesù redentore "Per un mondo riconciliato' nel sfogliarla ho notato che c'era un articolo dal titolo: Gesù bambino ci aveva salvato. Leggendolo ho riconosciuto l'amico Antonio Patanè che aveva scritto l'esperienza del bombardamento del 10 luglio 1943 a Caltagirone, nell'articolo scriveva che viveva a Milano.

Nel mese di settembre sono andato a trovarlo con l'aiuto del Consolato Italiano in Svizzera che mi ha aiutato a trovare l'indirizzo a Milano del signor Antonio, è stato commovente conoscerci e rivederci dopo tanti anni. Alla fine ho sentito il desiderio di conoscere anche la madre generale dell'Istituto delle Suore Redentore che si trovava a Roma, e nel venire a Pietrelcina dalla Svizzera per questo Natale mi sono fermato a Roma con mia moglie Adriana, siamo stati ospitati dalla suora generale che ci ha accolto con tanto amore, essa conosceva la storia di Gesù Bambino a Caltagirone, con lei abbiamo condiviso il racconto di quei momenti e abbiamo trascorso due giorni indimenticabili e insieme ci siamo rivolti al Signore per ottenere all’umanità intera un po' di pace e serenità.

Questa è la mia storia.

Lalicata


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